Manca solo un mese e mezzo all’EVENTO, con la EVENTO maiuscola. Il 4 aprile festeggerò adeguatamente la vigilia del mio 29esimo compleanno al Forum ascoltando Roger Waters (per gli amici Ruggero Acque) che suona The Wall. Tutto quanto.
E come prepararsi ad un EVENTO (con la EVENTO maiuscola) simile? Beh…abbastanza semplice. Ascoltando fino alla nausea il doppio album. Vorrei quindi inaugurare una nuova sezione di questo meraviglioso blog, chiamata “Riflessioni murarie” in cui snocciolerò piano piano tutto l’album, canzone per canzone…video dopo video.
I testi (con traduzione) che metterò di volta in volta saranno presi direttamente dal sito http://www.pinkfloydsound.it, da cui faccio degli spudorati copia e incolla.
Mi sembra ovvio e scontato che siete liberi di non cagare manco di striscio queste “Riflessioni murarie”. Ma non sapete cosa vi perdete.
Iniziamo con una breve introduzione, presa però da wikipedia.
L’album è un’opera rock incentrata sulla storia di un personaggio inventato: Pink. Egli, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a “costruirsi un muro” mentale dietro al quale si isola. I disagi infantili che portano Pink a questa scelta drammatica sono:
- la morte del padre nella seconda guerra mondiale;
- la madre iperprotettiva;
- i maestri eccessivamente autoritari;
e, in età adulta, i tradimenti della moglie.
[…]
?Pink è un artista che, anche a causa dei tragici avvenimenti della propria vita (il padre morto in guerra mentre lui era ancora in fasce, la scuola disumanizzante, la madre iperprotettiva, l’alienante vita da rockstar, le groupie, il divorzio), si chiude dietro ad un muro psicologico invalicabile che, per proteggerlo dal mondo esterno lo soffoca inesorabilmente, trascinandolo nella follia (ciò richiama anche la storia personale di Syd Barrett). Dall’infanzia e dalla prima giovinezza di Pink, si passa – nel lato B del primo disco – al difficile rapporto del protagonista, ormai divenuto una stella del rock, prima con la madre, poi con il successo. Intanto il rapporto tra Pink e la moglie si incrina a causa della loro incomunicabilità; il muro ormai si è chiuso. Con esso Pink cerca di proteggersi dalle delusioni, da ogni dolore, ma resta più che mai solo. Tenta di vincere il proprio isolamento, ma inutilmente. Pink è solo ed in balia dei propri produttori che lo salvano da un’overdose solo per sbatterlo su un palco per il suo ennesimo concerto. Waters immagina che la massificazione giovanile, la perdita di identità delle masse di adolescenti venga favorita e forse anche sfruttata dalle rock star, il cui seguito acritico potrebbe addirittura far rivivere gli incubi del nazismo. Ma resta l’isolamento del protagonista. Tale solitudine può essere vinta in un solo modo: analizzare la propria vita, rivedere il proprio percorso; così si apre un processo (The Trial), il cui esito è la condanna, forse dolorosa, forse liberatoria, ad abbattere il muro, eliminando le proprie difese ed esponendosi – nudo – ai propri simili[10] . Il doppio album si chiude con la ballata Outside the Wall, poesia delicata, dal tono introspettivo, in cui Waters spiega come sia difficile rimanere sempre sani di mente:
« Soli, o a coppie – Quelli che davvero ti amano – Camminano su e giù fuori dal il muro – Qualcuno mano nella mano – Qualcuno si riunisce in band – I cuori sanguinanti e gli artisti – Fanno la loro comparsa – E quando hanno dato tutto ciò che potevano – Alcuni barcollano e cadono – Dopo tutto non è facile – Sbattere il tuo cuore contro un muro di pazzi… »
Per oggi può bastare. Prossimamente le altre 26 puntate.